L'ira dei giovani architetti

Appello di 62 professionisti: «Serve una svolta». «A Firenze malcostume e troppe occasioni sprecate»
Siamo stanchi di assistere impotenti a questa situazione». A Firenze nasce la «rivolta» dei giovani architetti. Un appello che denuncia la stasi, l'assenza di un dibattito «alto» sulla contemporaneità, il malcostume che emerge dalle indagini, da Castello in là. In pochi giorni, 62 architetti hanno firmato il testo. E altre adesioni stanno arrivando. Un maldipancia che da anni questa categoria vive, nella nostra città, ma che non era mai emerso. «Gli eventi che recentemente e a più riprese hanno messo a nudo le dinamiche della gestione dell'urbanistica e dell'architettura nel nostro territorio, e le ultime dichiarazioni del governo, ci impongono una riflessione seria sul senso di queste due discipline e soprattutto sul ruolo dell'architetto », scrivono i 62, tutti under 40, un'età, spiegano che «forse non è giovane anagraficamente, ma lo è per una professione dove, fino a pochi anni fa, si usciva dall'università a 30 anni e si cominciava a lavorare dopo perlomeno un lustro di gavetta». A farli uscire allo scoperto, sono stati «il rapporto malato instauratosi fra la pubblica amministrazione e la professione dell'architetto» che danneggia tutti, «perché impedisce all'interesse pubblico di ricevere la migliore offerta qualitativa e discredita la figura stessa dell'architetto», ormai «ingranaggio di un sistema degradato», e pone «in discussione la correttezza deontologica, non negoziabile in una società».

LE VICENDE GIUDIZIARIE - Ma anche «le cronache» delle vicende giudizarie, che «evidenziano una consuetudine all'intreccio di interessi personali negli atti amministrativi», ormai talmente frequenti «da rendere impercettibile il comportamento illecito, divenuto oggi un'alternativa alla mancanza di lavoro». Il risultato? «Le nostre città sono cresciute caoticamente, le nuove costruzioni sono qualitativamente scadenti». Non solo: «L'arredo urbano non è curato ed è spesso inesistente», i privati dettano «l'agenda per la programmazione e lo sviluppo urbano ». Ma l'appello è proprio a non far finta di niente: «Faremo il possibile, come normalmente accade nel resto d'Europa, affinché nel nostro Paese l'architettura divenga il principale strumento per attivare e favorire sviluppo e riqualificazione delle città». Seguono 62 firme. Un testo «collettivo», limato più volte prima di essere proposto. E che lo sia, lo dimostra che, nonostante non facciamo nessun problema a pubblicare la firma, nessuno di loro vuole aggiungere qualcosa con il proprio nome e cognome: «Non vogliamo in nessun modo che passi come un'operazione di autopromozione, le cose che scriviamo sono il frutto del lavoro di tutti». E poi spiegano: «Questa città, e forse l'intero paese, ha un tappo. Forse è anche colpa nostra, per questo abbiamo detto: proviamo a cambiare le cose, a capire in quanti la pensano come noi». «Come tutti — dice un'altra delle firmatarie — condividiamo una amarezza, ma vogliamo trasformarla in un impegno collettivo»
continua su corriere fiorentino.it

Commenti