il forno a energia solare


L'idea del norvegese Bohmer è semplice e affascinante. Si tratta di due scatole di cartone, infilate una nell'altra. Quella esterna è foderata di carta argentata, quella interna è dipinta di nero. Messo al sole, questo rudimentale forno si riscalda quel che basta per far bollire litri d'acqua e cuocere il pane. Il dispositivo può essere prodotto in qualunque scatolificio con costi irrisori, senza bisogno di modificare i macchinari. Una fabbrica di Nairobi già prevede di confezionarne due milioni e mezzo di esemplari in un mese. In termini pratici, la diffusione del forno solare potrebbe significare la salvezza per milioni di bambini africani che ogni anno muoiono per aver bevuto acqua infetta. Inoltre, abbattendo la necessità di legna, potrebbe ridurre il problema della deforestazione.
«Ci sono scienziati che lavorano per mandare la gente su Marte», dice Bohmer con una punta di orgoglio. «Io ho cercato qualcosa di più semplice e popolare». Bohmer ha battuto la concorrenza di altre trecento idee ammesse al concorso.

L'innovazione di Bohmer promette di espandere il progetto su scala industriale: «Saremo la Volkswagen dei forni solari», dice. L'invenzione è stata significativamente ribattezzata "Kyoto Box", in omaggio al protocollo sul taglio delle emissioni. Si calcola che, con il forno solare, una famiglia potrebbe produrre fino a due tonnellate di CO2 in meno ogni anno.
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