Il terremoto in Abruzzo: UN’OCCASIONE PERSA PER TACERE

SOLIDARIETA’ PER I TERREMOTATI DELL’ABRUZZO (UOMINI E DONNE CHE
HANNO PERSO CASA E VITE UMANE …. INGEGNERI ED ARCHITETTI CHE
PERDERANNO LA LORO RISPETTABILITA’ PROFESSIONALE): UN’OCCASIONE
PERSA PER TACERE

Neanche il silenzio delle macerie e del dolore è riuscito a fare tacere i “soloni” del sapere scientifico, che hanno fatto a
gara per spalancare le fauci e gridare le loro “non verità ignoranti”, che hanno fatto rabbrividire di stupore pure me…..
piccola (non d’età, ma di scienza) ingegnere generico.
Esprimo, mesta, la mia solidarietà umana agli abitanti delle zone terremotate; grido, a gran voce, la mia solidarietà ai
colleghi ingegneri e architetti che hanno lavorato nelle zone terremotate.
Sono nata all’Università di Catania con il professore di scienza delle costruzioni che alla prima affollata lezione
dell’anno accademico 1976-1977, ci fece sapere che le metodologie di calcolo strutturale che andavamo a studiare, erano
nate considerando coefficienti di sicurezza tali che c’era la possibilità che una costruzione su un milione crollasse: ci
dovevamo solo porre il problema di dover eventualmente e disgraziatamente spiegare al magistrato inquirente, che era
proprio la costruzione da noi progettata, ad essere quella “milionesima” costruzione…..
Ero prossima alla laurea di ingegneria civile, quando nel 1980 attraversai in macchina l’Irpinia, in rientro da Roma a
Catania, in un paesaggio spettralmente innevato e semidistrutto dal terremoto.
Ero appena laureata, quando nel 1981, giovane ed orgogliosa ingegnere, iniziavo il mio percorso professionale con un
corso di formazione a Roma per l’applicazione della nuova normativa antisismica, nata dalle macerie di quel terremoto e
dalla volontà di “prevenzione”.

Fui affascinata da quella scienza che tentava di sfidare i terremoti, che raccoglieva esperienze e ricerche, che ci
spiegava le masse, le inerzie, la duttilità; ma fui molto colpita da una storia il cui racconto ci fu regalato da un docente: un
uomo che era scampato bambino, miracolosamente, al terremoto del 1908, era cresciuto con l’angoscia delle macerie che
gli crollavano addosso e con il desiderio di costruire per se’ e per i propri figli un’abitazione “sicura”; in età adulta riuscì ad
esaudire questo desiderio commissionando ad un tecnico (non importa se architetto o ingegnere) una casa unifamiliare da
edificare con criteri antisismici; con l’avvento del terremoto dell’Irpinia, questa casa “sicura” riportò gravissimi danni e,
anche se non causò la morte dei sui abitanti, risultò inagibile, diversamente da altri edifici limitrofi, che invece erano
risultati illesi malgrado non fossero stati edificati con strutture antisismiche. Il nostro docente ci proiettò le incredibili
diapositive che mostravano l’edificio antisismico fortemente danneggiato, accanto a vari altri edifici quasi non toccati dal
sisma…… In conclusione, prima di farci immergere nei numeri e nelle formule matematiche, il nostro bravo docente ci
volle spiegare che le forze naturali del sisma sono trattate in forma matematica, ma non possono essere sempre
completamente fermate da una struttura antisismica, se non c’è anche il supporto di un’architettura, di un’economia e di
una cultura antisismica.
Rabbrividisco, e sono umanamente vicina ai miei colleghi ingegneri e architetti, che saranno indagati per aver preso
parte alla ristrutturazione dell’ospedale di ….., piuttosto che alla costruzione dell’edificio di….. come progettisti, o direttori
dei lavori, o collaudatori, o costruttori; sono solidale con loro e sono convinta già da ora della loro probabile innocenza,
della loro professionalità che nulla ha potuto, perché nulla e nessuno probabilmente avrebbe potuto, contro le forze di quel
terremoto ….. e nulla potrà con i “giustizieri” che già si pavoneggiano davanti alle telecamere.
Dobbiamo dire chiaramente che la ristrutturazione di quegli edifici, è cosa ben diversa dall’adeguamento antisismico
degli edifici stessi; che il direttore dei lavori coordina e dirige il progredire di una costruzione con controlli a campione
dettati dalle norme vigenti; che un collaudo (strutturale) è fatto in cantiere, ma anche con il controllo di certificazioni di
laboratorio e di fabbrica fatte su prelievi a campione; che i costruttori non sono tutti “brutti e cattivi” ma spesso invece
mantengono procedure di lavoro efficaci e corrette; che solo da pochi anni ci siamo resi conto che il conglomerato
cementizio armato ha una vita più limitata di quello che credevano potesse avere.
Non ci facciamo confondere da chi, per mestiere, non sa o non vuole dirci tutta la verità, e cavalca la tigre dell’angoscia
post-tragedia, per puntare ignobilmente il dito verso i soliti ingegneri e architetti, spesso anche immaginati corrotti dalle
imprese costruttrici e corruttori di pubblici amministratori.
Per risolvere i problemi non si può e non si deve sempre trovare un colpevole materiale, un capro espiatorio sul quale
neutralizzare la rabbia e asciugare le lacrime, non si devono necessariamente muovere accuse infamanti ed ingiuste per
omicidi colposi plurimi, o quant’altro di peggio.
Continuando con questa falsa informazione non so come andrà a finire, …… ma so come inizierà di nuovo: colleghi
posti alla gogna costretti per anni a dimostrare la loro estraneità; costose quanto inutili perizie in edifici costruiti prima
dell’entrata in vigore delle normative antisismiche, ulteriori leggi restrittive, volte quasi esclusivamente a fare della nostra
professione di ingegneri e architetti, un campo minato, gettandoci addosso tutte le responsabilità ….. fino al prossimo
terremoto.
AVEVO UN SOGNO ……… FARE L’INGEGNERE!
Giusi Cannata
Presidente Nazionale A.I.D.I.A.
Associazione Italiana Donne Ingegneri ed Architetti
www.aidia-italia.org

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