EDILIZIA RURALE STORICA prima parte


Con questo post comincerò a parlarvi di un argomento particolare dell'edilizia e del recupero di edifici che hanno perso oramai la loro funzione.
L'edilizia rurale storica. Essa riguarda tutta quell'edilizia e quel territorio non urbano che con il proliferare e l'espansione delle Città è entrato a far parte di una zona ibrida fra campagna e periferia in cui viene da chiedersi quanto sia giusto conservare e vincolare questi edifici con scarsa valenza architettonica ma con alto livello culturale, oppure scegliere di demolire e non lasciare traccia della loro presenza fisica reale.

Prima parte
Introduzione

Una delle caratteristiche peculiari del mondo rurale italiano, così Come si era venuto a sviluppare nel corso di secoli, era la massiccia presenza dell'uomo nelle campagne sia in forma puntuale (abitazione di una o più famiglie) sia in forma aggregata (dalla cascina, al casale, alla masseria) sia, infine, in forma ruralizzata nei numerosissimi borghi rurali che ancora oggi ritroviamo spesso integri.

Tutto questo mondo rurale, che alla fine dell'ultimo conflitto era composto da oltre 8.000.000 di addetti, costituiva la parte più consistente ed importante del mondo produttivo italiano e non per niente il settore agricolo fu battezzato col termine “settore primario”.
L'enorme crescita dell'industria prima e del terziario dopo, hanno radicalmente cambiato il mondo rurale italiano che si era andato a formare nel corso di millenni.
La rivoluzione si è svolta in un arco temporale di meno di mezzo secolo.
E' cominciato il forte spopolamento delle campagne, la deruralizzazione, l'attrazione della città e delle altre attività economiche, la disgregazione della famiglia patriarcale e l'insinilimento della popolazione rimasta a lavorare la terra. Questa rivoluzione, prima tecnologica e poi sociale, ha messo a disposizione un numero enorme di abitazioni rurali e di edifici agricoli in genere di cui nessuno oggi è in grado di dire con precisione a quanto ammontano.
Tra il 1951 e il 1958 la quota dell'occupazione industriale sale dal 29% al 37%, mentre quella dell'agricoltura, già scesa al 42%, precipita al 29%.
L'industria trainata all'inizio dalle esportazioni e poi anche dal mercato interno, che si dilata, diviene in questi anni il motore dello sviluppo.
Molti nuovi operai sono contadini o figli di contadini, da poco inurbati, senza qualificazioni.
Tra questo enorme patrimonio semisconosciuto, però, vi sono edifici con elevati caratteri architettonici e storici e che, comunque, definiscono un paesaggio caratteristico, la cui evoluzione se non deve avvenire in chiave peggiorativa, certamente non deve solo prevedersi in chiave conservativa al di la di ogni ragionevole considerazione, se non esistono particolari situazioni.

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