Regione LAZIO, varato piano casa dalla giunta


ROMA (17 luglio) - La giunta regionale vara il piano casa, ora la parola passa prima alle commissioni poi al consiglio per l’approvazione definitiva. Va a mettere in pratica quanto sottoscritto nel patto fra Regioni e Governo e punta a dare un impulso all’economia e in particolare al settore dell’edilizia. Muovendosi in diverse direzioni: offrirà la possibilità ai cittadini di ampliare del 20 per cento le proprie abitazioni (in alcuni casi); ma anche del 35 per cento se si demolisce e si ricostruisce secondo i principi della bioarchitettura e del risparmio energetico; se la demolizione avviene in zone di grande valore ambientale, come parchi e coste, il premio di cubatura per la ricostruzione in un’altra area sale al 50 per cento, anche al 60 se si realizza un albergo. Infine, il piano casa ha un altro versante importante, quello dell’housing sociale, con l’obiettivo di realizzare 30 mila nuovi alloggi.



Contro la crisi. Prima di entrare nello specifico dei 23 punti della proposta di legge, ecco come il presidente della Regione, Piero Marrazzo, che ieri ha presentato il piano insieme a Esterino Montino (Urbanistica) e Mario Di Carlo (Casa) ha parlato di questo provvedimento: «Rivendichiamo politicamente questa legge, è un provvedimento manifesto di una linea politica. Avrà una forte logica anticongiunturale contro la crisi e vuole disegnare il futuro del territorio, sia per quanto riguarda il diritto dei cittadini all'abitazione che le richieste delle imprese. Questo piano dà forza e vigore ad un settore economico chiedendogli al contempo di essere innovativo, dalla bioedilizia alle fonti sostenibili, fino all'housing sociale. È un testo su cui chiederò alla maggioranza di costruire una forte compattezza per farlo approvare nel minor tempo possibile in Consiglio regionale e rispettare i termini che il governo ci ha chiesto».

Gli ampliamenti. Cosa prevede il piano? E’ ipotizzato un premio di cubatura del 20 per cento per immobili monofamiliari e plurifamiliari se non si trovano in aree vincolate e nei centri storici, per un massimo di 200 metri cubi (ma solo in orizzontale). Per quanto riguarda gli edifici non residenziali (artigianato e piccola industria) l’ampliamento potrà essere del 10 per cento.

Demolire e ricostruire. In caso di palazzi degradati, l’edificio deve essere abbattuto almeno dell’80 per cento, con la possibilità di costruirlo con una cubatura maggiore del 35 per cento. La percentuale sale al 50 per cento se l’operazione libera aree di valore naturalistico, come le coste o i parchi. Ha aggiunto il vicepresidente Esterino Montino: «Per riqualificare le periferie che presentano tessuti edilizi disorganici o incumpiuti il piano prevede fino al 40 per cento in più della volumetria demolita. Abbiamo puntato sulla città costruita e non sulle aree nuove per ridensificarla e recuperarla. Ma anche per dotarla di infrastrutture e servizi. In sintesi: la legge insiste non su aree di agro romano nuove o su aree agricole, ma interviene essenzialmente sulla città costruita da completare».
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