Edifici costruiti studiando accuratamente il microclima in cui vengono realizzati, senza climatizzazione e con circolazione naturale dell’aria per il raffrescamento, che sfruttano la luce del sole per l’illuminazione degli interni e che producono almeno tanta energia quanta ne consumano.
Dovranno essere così gli edifici che si costruiranno nei prossimi anni se vogliamo raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica, uso delle rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra. Questo il messaggio lanciato oggi dal convegno di apertura di GreenBuilding (Solarexpo) di Verona, dal titolo “NextBuilding. Advances in next-generation building technologies & design”.
«Se l’edilizia esistente, un vero e proprio colabrodo dal punto di vista dell’efficienza energetica, è paragonabile ad giacimento energetico nascosto, pari a tutte le risorse italiane di gas naturale, la nuova edilizia - ha spiegato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e Presidente di Exalto nell’introdurre l’incontro - è sul punto di spiccare un balzo in avanti verso la sostenibilità, guidata anche da nuove illuminate politiche introdotte a livello di Unione Europea ma anche a livello di singoli governi».
L’esempio più avanzato è quello inglese: in Gran Bretagna dal 2016 tutti i nuovi edifici residenziali (e dal 2019 quelli commerciali) dovranno essere a emissioni zero. Il 31 marzo scorso la Commissione Industria del Parlamento Europeo ha dato indicazione che dopo il 2019 si prescriva che tutti i nuovi edifici siano “carbon neutral”. Ora altri paesi si apprestano a seguire l’esempio inglese. L’edilizia dunque è a un punto di svolta epocale.
«Occorre ripensare il modo di costruire», ha spiegato Thomas Herzog, architetto e preside della Facoltà di Architettura di Monaco. E quanto grande sia il fermento creativo e quali le innovazioni tecniche dietro a questo ripensamento, gli architetti intervenuti a NextBuilding l’hanno spiegato ampiamente. Un caso per tutti è Soka Bau, il progetto che Herzog ha illustrato ai 420 partecipanti: un complesso (di proprietà del fondo pensione degli edili tedeschi) con una superficie di 70mila metri quadri nel Wisenbaden che consuma circa 80 kWh a metro quadro, mentre la media nazionale è di circa tre volte superiore. Qui Herzog ha potuto mettere in pratica i principi della sua architettura “ri-pensata”, organicista, flessibile, integrata il più possibile con l’ambiente che la ospita. Innumerevoli le innovazioni messe in campo: dal sistema di ventilazione naturale a quello di illuminazione che con un sistema di specchi sfrutta la luce del sole, fino alla sperimentazione di un tipo di vetro che diventa schermante con l’aumentare della temperatura, mentre lascia passare la luce quando è freddo. Continua su lastampa.it
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