le case diventano flessibili


di MICHELE SMARGIASSI
CASE-fisarmonica che si allargano e si restringono a comando. Case-palloncino da gonfiare quanto serve. Case-matrioska con le stanze che entrano una dentro l'altra. Sarebbe facile, così, abitare a misura nostra. Sarebbe bello poter allargare e allungare i nostri appartamenti come le mamme sagge facevano con l'orlo dei pantaloni dei bambini: case in crescita, che seguano la taglia dei nostri stili di vita. Ma le nostre case vere sono fatte di cemento e mattoni, roba dura: si chiamano, non per niente, beni immobili. La società invece è mobilissima: cambia la struttura delle famiglie, cambia la mappa catastale delle nostre esigenze. E le nostre case ci stringono, ci tirano, ci vestono male.

C'è una sottile Questione delle abitazioni, in Italia e nel mondo del benessere, che centoquarant'anni fa Engels non avrebbe potuto immaginare. A lui, che voleva prima di tutto dare un tetto decente a ogni famiglia proletaria, obiettivo peraltro ancora non raggiunto, questo problema forse sembrerebbe un lusso. Ma non lo è. Anzi, è precisamente, e di nuovo, un problema dei ceti più deboli. I ricchi abitano sempre in case giuste per loro. Gli altri si accontentano, e si adattano. Ma sempre più a fatica.

Immobile, il mercato immobiliare lo è per cultura. Arretrato, vecchio nella testa. Il suo idolo intoccabile è ancora il trilocale-con-servizi. Pescate uno di quei giornalini nelle rastrelliere e leggete: una litania di "due camere, soggiorno, ingresso".

Planimetrie ancora infestate da inutili ma costosi corridoi, un po' di pazienza e troverete perfino qualche superstite tinello, che pure i manuali di architettura per interni davano per estinto da decenni. Si continuano a vendere (perché ci sono) ma quel che è peggio a costruire ex novo appartamenti pensati per la famiglia mononucleare, la famiglia media Istat coppia-più-1,2-figli. Ma quella famiglia non è più la sovrana assoluta del mercato. Nuove, più complicate o scarnificate famiglie cercano casa a loro misura, e non la trovano.

I single in Italia sono 6 milioni: ormai un terzo delle compravendite riguarda appartamenti dove andrà ad abitare una sola persona. Ma i single non stanno sempre soli. Hanno amicizie, amanti, figli di matrimoni precedenti da ospitare nel weekend. La loro casa deve essere piccola ma flessibile, non unifunzionale. Infatti è finito il boom dei monolocali: in sette anni hanno perso il 10% del mercato, e perfino nelle metropoli sono oggetto di meno d'un rogito su dieci. Ma anche all'altro capo della scala qualcosa si muove in modo imprevisto.

Gli italiani fanno meno figli, eppure la richiesta di appartamenti grandi, pure in calo perché ovviamente molto costosi, non crolla, anzi secondo l'ufficio studi di Tecnocasa in certe città (Firenze e Genova) sfiora ancora la metà delle transazioni. Nelle metropoli, rivela l'Istat, una famiglia su sei lamenta di vivere in una casa troppo piccola per le sue esigenze attuali.
Che succede? Che il ciclo di vita delle case è impazzito. Sì, anche le case hanno un'infanzia, una maturità e una vecchiaia. continua su repubblica.it

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