Pronto? Ho fame


Lo so l'argomento di questo post non ha nulla che riguarda informazioni riportate su questo blog ma non potevo non segnalarlo perchè la notizia in se è ben presentata è completa per capire il fenomeno ma la vignetta di Mauro Patorno è superba sia nella sintesi: due parole Pronto ho fame che nel disegno.

Nelle campagne intorno ad Hyderabad, nell'India centrale, una piccola rivoluzione ha rovesciato, nel giro di pochi anni, rapporti di potere secolari. I veri padroni, fino a ieri, erano gli intermediari, i grossisti che compravano i raccolti di riso e grano da centinaia di migliaia di piccoli contadini, per poi rivenderli in città.

A che prezzo compravano? A quello che gli stessi grossisti assicuravano essere giusto, in quelle condizioni di mercato. Del resto, come avrebbero potuto controllare i contadini? Con una telefonata, certo, ma il buon, vecchio telefono non è mai arrivato in quelle campagne: nel mondo, dice la World Bank, in tutto ci sono un miliardo di linee telefoniche e più della metà sono in Europa e Stati Uniti. È questo che è cambiato, negli ultimi cinque-sei anni: adesso si può fare un colpo di telefonino, che è facile portare nelle campagne, funziona e consente di tenere a bada l'intermediario.

Il successo è stato tale che, oggi, i contadini di Hyderabad godono di una situazione non troppo diversa da quelle dei mitici trader di Wall Street. La Reuters, uno dei gig po reale, via sms, informazioni sul tempo e sui movimenti dei prezzi. Siamo abituati a pensare che l'arrivo del cellulare abbia profondamente modificato la nostra routine quotidiana di occidentali. Ma, in realtà, è poca roba. È in quello che una volta chiamavamo Terzo Mondo che il telefonino - neanche citato nei Millennium Development Goals indicati dall'Onu dieci anni fa - ha avuto un impatto dirompente, rivoluzionando in profondità la vita della gente, l'economia e lo stesso modo di concepire i soldi.

Dall'India all'Africa, il cellulare è, insieme, finestra su un remoto mondo esterno, strumento imprenditoriale, banca. I primi a capirlo sono stati i diretti interessati. Il boom dei telefonini, oggi, è nei Paesi in via di sviluppo. Dal 2000, il numero di abbonamenti alla telefonia mobile, nei Paesi sviluppati, è rimasto più o meno uguale. L'esplosione è avvenuta in Africa, in Asia, in America latina. Con risultati, anche, paradossali.

Su sei miliardi e mezzo di abitanti della Terra, oltre un miliardo non ha acqua corrente, 1,6 miliardi non ha elettricità, 2,6 miliardi non ha fogne. Ma solo 2,5 miliardi non ha un telefonino. La statistica, in realtà, è un po' stiracchiata: gli oltre 4 miliardi di abbonamenti al cellulare, censiti dalla World Bank, comprendono, infatti, anche chi, di schede telefoniche, ne ha due, tre o (alla Moggi) una ventina. Tuttavia, secondo uno dei grandi produttori di cellulari, la Ericsson, il numero di utenti con almeno un abbonamento è, a livello mondiare, pari a 3,6 miliardi: oltre il 70 per cento nei Paesi in via di sviluppo. Insomma, solo tre miliardi di persone non hanno ancora un cellulare.

Probabilmente, per molti di loro, non ancora a lungo. "Il prossimo miliardo di abbonati - scommette lo studio della World Bank - saranno contadini poveri". La storia recente sembra dimostrarlo: nella Repubblica Centrafricana, uno dei Paesi più poveri del mondo, dove meno dell'1 per cento della popolazione (4 milioni) ha accesso a un telefono fisso, in meno di un anno la rete mobile ha già raccolto 127 mila abbonati. Nella piccola e tormentata Guinea-Bissau (1,5 milioni di abitanti), in un anno e mezzo ci sono stati 60 mila abbonamenti.

Ma questi sono i casi estremi e più recenti. Nel continente più arretrato, l'Africa, nel 2000 c'era un cellulare ogni 50 abitanti. Oggi, la penetrazione del telefonino è arrivata al 28 per cento della popolazione: è facile vederli sulle barche da pesca, nel deserto fra i cammelli, davanti ad una pila di manghi nelle campagne. È una rivoluzione epocale che, sottolineano i ricercatori del Fondo monetario internazionale, "in meno di una generazione ha trasformato, nei Paesi in via di sviluppo, l'agricoltura, i mercati, la pesca, i trasporti, l'irrigazione, le banche e le piccole imprese".

E, in qualche modo, la stessa teoria dello sviluppo economico. Una volta, stabilire un servizio di posta nazionale e una rete di telefonia fissa, era un passaggio obbligato nello sviluppo di un Paese. Oggi non più: la telefonia mobile, osservano all'Fmi, consente ai Paesi in via di sviluppo di "saltare a piè pari una fase dell'evoluzione economica che, prima, impegnava per decenni un Paese".

Il motivo è evidente. Impiantare un rete telefonica fissa comporta infrastrutture pesanti, costose, capillari, lunghe da realizzare. La rete mobile non ha quasi nessuno di questi problemi. Paesi contadini, condannati all'esportazione di una o due materie prime possono creare reti senza fili su larga scala, modernissime, quasi nel giro di qualche settimana. La rete della Guinea Bissau è costata 25 milioni di dollari, quella della Repubblica Centrafricana meno di 40. E, al contrario di quanto sarebbe avvenuto, probabilmente, con la telefonia fissa, sono reti all'avanguardia, completamente digitali. Perché più sono moderne e meno costano. Il prossimo passo, avverte la World Bank, sarà la diffusione della banda larga (wireless) per Internet.

Ma anche solo con la voce e gli sms, il telefonino ha già rivoluzionato un canale cruciale: quello dei soldi. In particolare, i soldi dei poveri. Elizabeth Littlefield, del Fmi, nota che le famiglie povere hanno necessità finanziarie più complesse di quanto si pensi: risparmiamo comprando mattoni o animali, si fanno anticipare soldi dai negozi, ricevono rimesse da parenti all'estero, depositano quattrini dai vicini con case più sicure.

Una ricerca ha mostrato che le famiglie del Bangladesh usano almeno quattro diversi tipi di servizi finanziari (al nero o meno) e, alcune, anche dieci. Di solito, il problema cruciale è come spostare i soldi. Mettiamo che lavoriate a Dar-es-Salaam in Tanzania e vogliate mandare quattrini a casa, ad Arusha, nell'interno. Tradizionalmente, con qualche rischio, potevate affidarli a qualcuno o portarli personalmente, con una ventina di ore di autobus in mezzo alla foresta. È qui che entra in campo, oggi, la "banca mobile", dove per mobile non si intende un furgoncino che trasporta qua e là uno sportello bancario, ma il telefonino. Il segreto, non si sa scoperto da chi, è utilizzare il credito telefonico del vostro cellulare.

Il sistema ricorda le "lettere di credito" del Medio Evo ed è più semplice di quanto sembri. Comprate una carta telefonica prepagata e poi telefonate al cellulare del negoziante del vostro villaggio. Gli leggete il codice della carta, lui se lo incassa sul suo telefonino e dà l'equivalente in moneta sonante a vostra madre. O, se volete comprare una vacca, fate la stessa cosa sul cellulare dell'allevatore. Dato che le cifre coinvolte sono, di solito, relativamente modeste, il processo si conclude senza intoppi.

Nei Paesi in cui è possibile comprare direttamente chiamate dal gestore, il credito può essere trasferito direttamente, anche con un sms. Le compagnie telefoniche africane si stanno attrezzando, creando veri e propri conti correnti telefonici, in cui voi potete depositare soldi veri sul vostro conto telefonico e spedirli, con un codice, attraverso un messaggino, come un bonifico bancario.

Il maggior successo di questa finanza mobile è in Kenya dove, in due anni, 6,5 milioni di persone si sono servite del telefonino per trasferire soldi. Di fatto, un kenyano su due usa questo sistema per muovere denaro: quasi 2 milioni di dollari viaggiano ogni giorno nell'etere del Paese in questo modo, per lo più in transazioni dell'ordine di 20 dollari. Il punto è che costa poco, quasi nulla, rispetto alle alternative.

Inviare soldi per posta comporta una commissione del 5 per cento, attraverso la Western Union fino al 57,5 per cento. Via telefonino, il 2,8 per cento. Il risultato, calcola il Fmi, è che ogni settimana i kenyani poveri risparmiano, in questo modo, 4 milioni di dollari. In fondo, è un'intera nuova branca della finanza: la World Bank calcola che ci sia un miliardo di persone, al mondo, con un abbonamento al telefonino, ma senza conto in banca. Almeno 360 milioni potrebbero essere attirati, entro il 2012, a un servizio finanziario mobile. Via sms.
(26 settembre 2009)
Fonte Repubblica.it

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