Il centro storico a L'Aquila

PESCARA - Il consigliere regionale dell'Italia dei Valori Carlo Costantini ha inviato una nota dove esprime il suo disappunto sulle azioni per la ricostruzione a l'Aquila.
...E’ chiaro a tutti – o almeno lo spero – che la normativa attualmente in vigore potrebbe rivelarsi un impedimento insormontabile alla ricostruzione del centro storico de L’Aquila.
Occorre una legge urbanistica speciale per la ricostruzione del centro storico de L’Aquila e degli altri centri storici, capace di accelerare i tempi; di semplificare le procedure; di rimuovere le difficoltà che potrebbero derivare dal rifiuto di singoli proprietari di intervenire, laddove si riterrà di dover intervenire; di consentire al Comune di rimodulare rapidamente gli ambiti sui quali intervenire e di definire anche un ‘cronoprogramma’ dei singoli interventi, partendo dalla considerazione che nel centro storico non potranno nascere 500 o 1000 cantieri in contemporanea, perché ognuno potrebbe costituire un impedimento alla funzionalità e alla operatività dell’altro.
Occorre, in buona sostanza, una legge urbanistica speciale per la ricostruzione del centro storico de L’Aquila capace di esprimere un principio molto chiaro, prima ancora che singole prescrizioni per il Comune o per il singolo cittadino: il centro storico è un patrimonio di tutti e la sua ricostruzione risponde a una esigenza di tutela di un interesse pubblico, prima ancora che di centinaia o migliaia di singoli interessi privati.
Ebbene, questa legge, così come una legge per l’organizzazione della ‘governance’ e tante altre disposizioni senza le quali la Regione e il Comune correrebbero il rischio di non essere neppure pronti a spendere i soldi (sempre che arrivino!) deve approvarsele il Consiglio Regionale e non il Parlamento.
Le leggi sulla ricostruzione dobbiamo farle in Abruzzo e lo Stato deve metterci i soldi; non è vero che, siccome lo Stato deve metterci i soldi, lo Stato deve decidere anche sulla ricostruzione: questa posizione è frutto di una inaccettabile subalternità culturale, prima ancora che politica, che 10 mesi di governo Chiodi hanno prodotto a L’Aquila e in Abruzzo.
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