Centri commerciali, alloggi, direzionale: in Comune domande per oltre due milioni di metri cubi. La nuova giunta: «Troppi, rinegoziamo con i privati»
La fotografia della Bassano che verrà (o che non dovrebbe mai venire, a secon da degli interessi e dei punti di vista) è racchiusa in questa frase: «Non esiste una sola area libera della città su cui non ci sia una richiesta di costruire». Sintesi efficace, pro nunciata senza alcuna enfasi scandalistica: così è, vedete un po’ voi. Sono parole di Bruno Bernardi, l’uomo che ha messo in moto la valanga del cambiamento. Oggi è consigliere comunale di maggioranza con la lista «Cittadini per Bassano», ieri era il promotore del comitato civico che, con 1800 firme raccolte e una mobilitazione a tappeto, ha di fatto abbattuto le controverse Torri pro gettate da Portoghesi e, con esse, anche la po polarità dell’amministrazione comunale di cen trodestra che le aveva volute. Amministrazione mandata a casa in giugno per voto popolare, con uno dei risultati elettorali più strabilianti che il Veneto ricordi nella storia recente.
Rimane, inevitabilmente, un’eredità. I cui numeri, in materia urbanistica, sono quanto mai eloquenti: un milione e mezzo di metri cu bi edificabili secondo il recente Piano di assetto del territorio (Pat), che vanno a sommarsi al milione generato dal vecchio Piano regolatore generale. Per non dire dei grandi contenitori appena finiti di costruire, come il nuovo centro commerciale che accoglie il visitatore in arrivo a Bassano da sud, lungo quel pezzo di statale 47 che sale da Rosà e si propone, ai due lati della strada, come un compendio delle architetture più stravagan ti. Ribadisce Bernardi: «L’urbanistica è il cuore del problema. I volumi ereditati sono enormi e dobbiamo fare i conti con alcuni punti partico larmente sensibili: l’iper-edificazione lungo via le De Gasperi, le molte aree dismesse e, natural mente, la delibera che autorizzava le Torri di Portoghesi da annullare».
A chi accusa la nuova amministrazione di ec cessiva prudenza, che si traduce in lentezza operativa rispetto alla cancellazione delle fami gerate Torri, il sindaco Stefano Cimatti rispon de secco: «C’è un’attesa spasmodica intorno a questo problema. È vero, non abbiamo ancora revocato formalmente la delibera della passata amministrazione, ma i bassanesi possono stare tranquilli: non le faremo mai». Al disinnesco della «bomba Torri» sta lavorando Rosanna Filippin, che oltre a essere l’assessore all’Urbani stica, di professione fa l’avvocato e perciò cono sce bene la necessità di procedere con tutte le cautele del caso, per non offrire il fianco a ini ziative legali da parte di quanti hanno interesse a realizzarli, ’sti benedetti grattacieli. L’obietti vo cancellazione è in calendario entro la fine dell’anno. E però non di sole Torri può vivere l’azione di governo del territorio: «In Comune ci sono richieste edilizie - sintetizza Filippin - sufficien ti per dare un tetto al doppio degli abitanti at tuali. Bene, cominciamo col dire che la previsio ne di una Bassano con 80 mila residenti è irrea listica e improponibile. L’altra faccia del proble ma sono le domande relative ai volumi com merciali: quando guardo la statale 47 tra Bassano e Rosà, mi dico che abbiamo già dato per i prossimi cinquant’anni». La nuova amministrazione, accompagnata da grandi aspettative in questo senso, si è data un obiettivo di medio periodo (un ridimensio namento del Pat attraverso Piani di intervento più calibrati) e un traguardo più vicino: la reda zione di un Regolamento edilizio improntato alla sostenibilità e al risparmio energetico, che funzioni come calmieratore rispetto alla poten ziale esplosione edilizia. Se proprio ci dovran no essere nuove edificazioni, almeno che rispettino gli standard di costruzione più moder ni per qualità e impatto ambientale. E giusto per far capire che l’aria, in città, sta cambiando, nei prossimi giorni (venerdì 23) si terrà un con vegno pubblico dedicato in modo specifico al tema dei diritti di costruzione: «Un modo per dire alla città - sottolinea l’assessore all’Urbani stica - che vogliamo rinegoziare con i privati i volumi di edificazione, nell’interesse più gene rale di tutta la città».
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La fotografia della Bassano che verrà (o che non dovrebbe mai venire, a secon da degli interessi e dei punti di vista) è racchiusa in questa frase: «Non esiste una sola area libera della città su cui non ci sia una richiesta di costruire». Sintesi efficace, pro nunciata senza alcuna enfasi scandalistica: così è, vedete un po’ voi. Sono parole di Bruno Bernardi, l’uomo che ha messo in moto la valanga del cambiamento. Oggi è consigliere comunale di maggioranza con la lista «Cittadini per Bassano», ieri era il promotore del comitato civico che, con 1800 firme raccolte e una mobilitazione a tappeto, ha di fatto abbattuto le controverse Torri pro gettate da Portoghesi e, con esse, anche la po polarità dell’amministrazione comunale di cen trodestra che le aveva volute. Amministrazione mandata a casa in giugno per voto popolare, con uno dei risultati elettorali più strabilianti che il Veneto ricordi nella storia recente.
Rimane, inevitabilmente, un’eredità. I cui numeri, in materia urbanistica, sono quanto mai eloquenti: un milione e mezzo di metri cu bi edificabili secondo il recente Piano di assetto del territorio (Pat), che vanno a sommarsi al milione generato dal vecchio Piano regolatore generale. Per non dire dei grandi contenitori appena finiti di costruire, come il nuovo centro commerciale che accoglie il visitatore in arrivo a Bassano da sud, lungo quel pezzo di statale 47 che sale da Rosà e si propone, ai due lati della strada, come un compendio delle architetture più stravagan ti. Ribadisce Bernardi: «L’urbanistica è il cuore del problema. I volumi ereditati sono enormi e dobbiamo fare i conti con alcuni punti partico larmente sensibili: l’iper-edificazione lungo via le De Gasperi, le molte aree dismesse e, natural mente, la delibera che autorizzava le Torri di Portoghesi da annullare».
A chi accusa la nuova amministrazione di ec cessiva prudenza, che si traduce in lentezza operativa rispetto alla cancellazione delle fami gerate Torri, il sindaco Stefano Cimatti rispon de secco: «C’è un’attesa spasmodica intorno a questo problema. È vero, non abbiamo ancora revocato formalmente la delibera della passata amministrazione, ma i bassanesi possono stare tranquilli: non le faremo mai». Al disinnesco della «bomba Torri» sta lavorando Rosanna Filippin, che oltre a essere l’assessore all’Urbani stica, di professione fa l’avvocato e perciò cono sce bene la necessità di procedere con tutte le cautele del caso, per non offrire il fianco a ini ziative legali da parte di quanti hanno interesse a realizzarli, ’sti benedetti grattacieli. L’obietti vo cancellazione è in calendario entro la fine dell’anno. E però non di sole Torri può vivere l’azione di governo del territorio: «In Comune ci sono richieste edilizie - sintetizza Filippin - sufficien ti per dare un tetto al doppio degli abitanti at tuali. Bene, cominciamo col dire che la previsio ne di una Bassano con 80 mila residenti è irrea listica e improponibile. L’altra faccia del proble ma sono le domande relative ai volumi com merciali: quando guardo la statale 47 tra Bassano e Rosà, mi dico che abbiamo già dato per i prossimi cinquant’anni». La nuova amministrazione, accompagnata da grandi aspettative in questo senso, si è data un obiettivo di medio periodo (un ridimensio namento del Pat attraverso Piani di intervento più calibrati) e un traguardo più vicino: la reda zione di un Regolamento edilizio improntato alla sostenibilità e al risparmio energetico, che funzioni come calmieratore rispetto alla poten ziale esplosione edilizia. Se proprio ci dovran no essere nuove edificazioni, almeno che rispettino gli standard di costruzione più moder ni per qualità e impatto ambientale. E giusto per far capire che l’aria, in città, sta cambiando, nei prossimi giorni (venerdì 23) si terrà un con vegno pubblico dedicato in modo specifico al tema dei diritti di costruzione: «Un modo per dire alla città - sottolinea l’assessore all’Urbani stica - che vogliamo rinegoziare con i privati i volumi di edificazione, nell’interesse più gene rale di tutta la città».
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