Chiese inospitali, colpa dell'architettura contemporanea

«Un'architettura sacra che non sappia parlare correttamente il linguaggio della luce e non sia portatrice di bellezza e di armonia decade automaticamente della sua funzione»,ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, card. Gianfranco Ravasi, stigmatizzando «l'inospitalità, la dispersione, l'opacità di tante chiese tirate su senza badare alla voce e al silenzio, alla liturgia e all'assemblea, alla visione e all'ascolto, all'ineffabilità e alla comunione». Chiese nelle quali, ha denunciato Ravasi in una lectio magistralis alla Facoltà di Architettura di Roma, «ci si trova sperduti come in una sala per congressi, distratti come in un palazzetto dello sport, schiacciati come in uno sferisterio, abbrutiti come in una casa pretenziosa e volgare». Per il card. Ravasi, tutto questo è tanto più allarmante alla luce del grande contributo offerto nel tempin 20 secoli o dalla cultura cristiana all'architettura: «senza la spiritualità e la liturgia cristiana, la storia dell'architettura sarebbe stata ben più misera». «Pensiamo solo - ha detto - al nitore delle basiliche paleocristiane, alla raffinatezza di quelle bizantine, alla monumentalità del romanico, alla mistica del gotico, alla solarità delle chiese rinascimentali, alla sontuosità di quelle barocche, all'armonia degli edifici sacri settecenteschi, alla neoclassicità dell'Ottocento, per giungere alla sobria purezza di alcune realizzazioni contemporanee». Per il card, Ravasi, dunque, nel cristianesimo c'è «una celebrazione costante dello spazio come sede aperta al divino», con il «baricentro teologico» che si sposta dallo spazio al tempo, perchè «tra Dio e uomo non è più necessaria nessuna mediazione spaziale: l'incontro è ormai tra persone, si incrocia la vita divina con quella umana in modo diretto». Per il cristiano, in altre parole, il tempio è «un santuario non estrinseco, materiale e spaziale, bensì esistenziale, un tempio nel tempo». Il tempio architettonico, ha rilevato, sarà «sempre necessario», ma solo come «segno necessario di una presenza divina nella storia e nella vita dell'umanità». Il tempio, ha concluso il presidente del dicastero vaticano, «non esclude o esorcizza la piazza della vita civile ma ne feconda, trasfigura, purifica l'esistenza, attribuendole un senso ulteriore e trascendente».
Link originario

Commenti