FIRENZE – La Regione Toscana ha tradotto in legge il decreto sviluppo relativamente all’edilizia (decreto legge 70, art.5) puntando alla semplificazione delle procedure e alla rigenerazione urbana. E lo ha fatto entro la scadenza prevista con un voto unanime del Consiglio regionale, evitando così l’applicazione della normativa nazionale che avrebbe comportato una deregulation rispetto al sistema di pianificazione regionale esistente.
“E’ un risultato positivo raggiunto entro i termini che ci eravamo prefissati – dichiara l’assessore Marson – grazie al lavoro serrato e alla collaborazione efficace tra uffici dell’assessorato al governo del territorio e sesta commissione consiliare. Volevamo evitare che scattasse l’applicazione della normativa nazionale in deroga, che avrebbe consentito cambi di destinazione d’uso, premialità e delocalizzazioni fuori da qualunque regola”.
“La nuova legge regionale – afferma ancora l’assessore – che modifica la legge 1 del 2005, quella sull’eliminazione delle barriere architettoniche e la legge 24 del 2009, rappresenta un importante avvio del lavoro di semplificazione e chiarificazione nel settore delle procedure edilizie. E dà una spinta ai processi di rigenerazione urbana, come alternativa all’ulteriore consumo di territorio agricolo”.
Viene in primo luogo dettagliata la disciplina della Scia (segnalazione certificata di inizio attività) che, in applicazione delle norme nazionali, ha sostituito la Dia. “E si introduce – chiarisce Marson – una ulteriore semplificazione non prevista dalla norma statale, che ammette tre diverse categorie di titoli edilizi (Scia, superDia e permesso a costruire), riducendoli a due (Scia e permesso a costruire) con una conseguente riduzione degli oneri per cittadini e imprese”.
La legge specifica inoltre gli interventi finalizzati al riutilizzo e recupero degli edifici con destinazione d’uso produttiva (industriale o artigianale) per i quali sono i Comuni a stabilire incrementi massimi della superficie utile lorda a titolo di premialità, comunque da collegarsi ad aumenti della efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. Tali incrementi sono aumentati nel caso in cui l’area venga adeguata ad Apea (area produttiva ecologicamente attrezzata) oppure l’edificio produttivo venga rilocalizzato in un contesto con questi requisiti. La determinazione degli incrementi delle premialità relative alle aree APEA è rimessa al regolamento (di cui è imminente la revisione), relativo al trasferimento di funzioni agli enti locali.
L’aspetto più innovativo, secondo Marson, è costituito dall’introduzione di una nuova procedura per la rigenerazione delle aree urbane degradate. I comuni infatti possono predisporre, a condizione che abbiano un Piano strutturale approvato e in coerenza con questo, la ricognizione delle aree corredandola di specifiche schede sulle condizioni di degrado presenti, sugli obiettivi di riqualificazione che si intendono conseguire, sui parametri di riferimento per gli interventi e sugli incrementi che non potranno superare comunque il 35 per cento della superficie utile lorda esistente.
“Una volta che i Comuni abbiano effettuato la ricognizione delle aree degradate – continua l’assessore al governo del territorio – possono essere presentati, da parte dei soggetti che ne hanno titolo, piani di intervento comprensivi del progetto preliminare di riqualificazione urbana. Ma per redigere i progetti, e questa è una novità a cui teniamo molto, si dovrà ricorrere a concorsi con avviso al pubblico oppure a un invito diretto ad almeno 3 progettisti. Per la valutazione degli interventi è prevista poi l’istituzione di un’apposita commissione giudicatrice i cui componenti tecnico-scientifici sono selezionati mediante procedure di evidenza pubblica. I piani di intervento saranno oggetto di pubblicazione, e dovranno essere discussi in un’assemblea pubblica al fine di favorirne la conoscenza e raccogliere osservazioni e contributi dei cittadini”.
Per attuare il decreto legge 70, che prevede delle premialità stabilite direttamente dalle norme regionali per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, la nuova legge introduce, infine, un nuovo articolo al piano casa (legge n. 24/2009) per consentire, sugli edifici a destinazione d’uso industriale o artigianale in aree produttive, interventi di sostituzione e di ristrutturazione edilizia, con un incremento massimo del 20 per cento della superficie utile lorda esistente e legittimata da permesso. “Questo comporta – spiega ancora l’assessore – la necessità di prorogare la durata di validità della legge regionale 24/2009 fino al 31 dicembre 2012. Una estensione indispensabile per permettere agli enti locali di adeguare i propri strumenti urbanistici e alle imprese di prevedere eventuali investimenti”.
Lorenza Pampaloni
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