Su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Prestigiacomo, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 6 ottobre, un regolamento, sul quale è stato acquisito il parere del Consiglio di Stato, per l’istituzione di una Zona di protezione ecologica del Mediterraneo nord-occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno, nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, a partire dal limite esterno del mare territoriale italiano e con esclusione dello Stretto di Sicilia.
Nella zona di protezione ecologica le autorità italiane sono competenti in materia di controlli, di accertamento delle violazioni e di applicazione delle sanzioni previste, conformemente alle norme dell'ordinamento italiano, del diritto dell'Unione europea e delle Convenzioni internazionali in vigore.
Esigenza primaria è prevenire gli scarichi di sostanze inquinanti in acque internazionali, ma comunque in prossimità delle coste italiane, tutelare il Mare Mediterraneo e il Mare Adriatico, considerate le caratteristiche geografiche ed oceanografiche che rendono l'ecosistema di questo mare particolarmente delicato ed esposto al danno causato dall'intenso traffico mercantile che vi si effettua, ma anche di porre l'Italia in una condizione di parità con gli altri Stati mediterranei che hanno già provveduto ad istituire delle zone di tutela oltre il limite del proprio mare territoriale.
Il raggiungimento di tali obiettivi potrà essere successivamente verificato, sotto il profilo ambientale, sulla base dei risultati raggiunti i n termini di prevenzione dai taluni specifici tipi di inquinamento (quali l'inquinamento marino da navi, l'inquinamento biologico conseguente a discarica di acque di zavorra, l'inquinamento da incenerimento dei rifiuti, da attività di esplorazione, lo sfruttamento dei fondali marini e l'inquinamento di tipo atmosferico) e in termini di effettiva protezione delle biodiversità, degli ecosistemi marini e del patrimonio nazionale subacqueo. Tale valutazione viene effettuata dalla Guardia Costiera e dagli altri soggetti istituzionali che già sono chiamati a vigilare il mare territoriale e le acque internazionali.
La vigilanza delle zone ecologiche sarà affidata agli stessi soggetti istituzionali che già sono chiamati a vigilare il mare territoriale e le acque internazionali per altre ragioni, tra i quali anche la Marina Militare, cui è affidato il servizio di vigilanza sulle attività marittime ed economiche, comprese quella di pesca, sottoposte alla giurisdizione nazionale nelle aree situate al di là del limite esterno del mare territoriale.
Fonti: Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, UNESCO, Consiglio dei Ministri
osvaldo amari - www.governo.it
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